Tre cose che ho amato (e tre che ho detestato) della terza stagione di Girls

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Ieri ho visto le ultime due puntate della terza stagione di Girls. L’ultimo episodio è andato in onda in America domenica sera su HBO, e pare che per la quarta stagione dovremo aspettare fino al 2015.
Sono un fan della serie creata/scritta/girata/prodotta/interpretata da Lena Dunham sin dagli esordi, cioè dal 2012. In questi tre anni scarsi Girls è stata al centro di un hype pazzesco; ha vinto molti (non moltissimi) premi; ha avuto molti (non moltissimi) spettatori; la stessa Lena Dunham è diventata negli USA un personaggio rispettato e relevant, almeno nel mondo dello spettacolo.

Una delle cose – per me che ho 27 anni – più strabilianti di LD è che a 24 aveva già scritto/diretto/intepretato (aridaje) Tiny Furniture, un bel film da molti etichettato frettolosamente come tardo mumblecore, e nel quale recitavano molti dei futuri attori di Girls. Da allora non ne ha più sbagliata una: oltre al successo della serie, tante uscite pubbliche su femminismo e diritti LGBT (per i quali è un’attivista convinta; ha dichiarato di non volersi sposare finché i matrimoni gay non saranno legali in tutti gli Usa), un endorsement memorabile per le presidenziali 2012, ovviamente in favore di Obama (nel video invita i giovani a votare, paragonando la prima volta che si vota alla prima volta che si fa sesso), fino a un libro in uscita il 7 ottobre 2014, dal titolo “Not that kind of girl”, per il quale avrebbe ricevuto un compenso di 3.7 milioni di dollari (ah no, una cosa l’ha cannata: l’episodio del Saturday Night Live da lei condotto non era esattamente memorabile e Lena era piuttosto fuori luogo negli sketch, anche se la parodia biblica di Girls era piuttosto divertente).

La terza stagione di Girls è stata esattamente come le altre: brillante, ironica, ben scritta e coinvolgente, soprattutto per un twenty-something come me. Ecco le tre cose che mi sono piaciute di più di questa season 3, assieme alle tre (ma ho fatto fatica a trovarle) che mi sono piaciute meno. (occhio: SPOILERS!)

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YES YES YES

  • Marnie. Marnie Michaels è la tipa perfettina, noiosetta, boriosa, bella di una bellezza super-convenzionale e priva di talenti particolari (se si esclude cantare cover in locali sfigati), che più o meno tutti abbiamo conosciuto. È il personaggio che in questa stagione ha avuto la storyline più interessante – dopo quella ovviamente di Hannah – anche se in realtà la sua vita non ha fatto registrare passi in avanti e le ha riservato solo delusioni, tutte peraltro meritate. È anche, a dir la verità, l’unico personaggio che avuto una vera storyline – oltre ovviamente a Hannah – e su questo ci tornerò. Anne Helen Petersen ha scritto sul L.A. Review of Book un bel saggio su Marnie e il “pretty girl privilege“, ovvero il trattamento riservato dalla società alle ragazze come Marnie, e il momento traumatico (per loro) in cui questo trattamento finisce.
  • Gli episodi speciali. Ok, non sono propriamente “speciali”, ma non sapevo come tradurre standalone episodes (idee migliori? lemme know). Sono gli episodi che rompono la routine della serie, ricorrendo ad ambientazioni particolari (casa al mare, paese natale di Hannah nel Michigan) o ad altri meccanismi narrativi inconsueti. Questi episodi sono sempre stati tra i migliori di Girls, e quelli di questa stagione  – “Beach house” e “Flo” (sarebbe bello vedere la madre di Hannah più spesso) – non sono stati da meno.
  • Quando Shoshanna perde la calma. Shoshanna Shapiro è sempre talmente ordinata e calma, che quando si incazza è irresistibile: come in “Beach House”, quando si ubriaca e sbatte in faccia alle altre quello che pensa di loro, o nel finale “Two plane rides” quando, nell’ordine: 1) scopre di non potersi diplomare e mette a soqquadro la stanza; 2) aggredisce a modo suo Marnie che le confessa, con pessimo tempismo, di essersi scopata il suo ex; 3) più tardi, implora Ray di tornare con lei in un modo disperato e tenerissimo (oh, quel please)

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NO NO NO

  • Jessa. Lo ammetto, ho una personale antipatia per Jessa, per il modo in cui vive la sua vita da privilegiata e per il suo fottuto accento posticcio. Ma non è questo il punto. Il personaggio di Jessa in questa stagione è stato totalmente inesistente, inutile e avulso dal resto dello show. Persino le scene del season finale, con la vecchia fotografa e il tentativo di eutanasia, sono goffe e poco interessanti. Peccato, una volta Jessa eguagliava Hannah in quanto a presenza e riusciva ad avere con lei una dinamica tutta speciale.
  • Tutto quello che avviene al di fuori del rapporto Hannah-Adam. È un dato di fatto: questa stagione è occupata per lo più dalla parabola (prima ascendente, poi in picchiata) della relazione tra Hannah e Adam. Il resto – a parte forse Marnie – è solo tratteggiato, poco approfondito e molti personaggi non hanno lo spazio che meriterebbero. Ho l’impressione che una volta lo show fosse più corale e riuscisse a muoversi in più direzioni contemporaneamente. Forse Matt Zoller Seitz non ha torto quando scrive su Vulture che c’è un problema in Girls, e cioè “an inability to balance the different parts of the show’s ensemble”.
  • Caroline, la sorella pazza di Adam, era uno spasso da vedere all’opera, peccato che sia scomparsa presto (anche se la sorpresina finale è stata wow) oppure da fan sono addolorato per il fatto che ora tutti sembrino destinati a separarsi inesorabilmente oppure è scandaloso che Hannah non sappia aprire le lettere e dovrebbe procurarsi un tagliacarte oppure non saprei, faccio fatica a trovare un terzo punto. La verità è che anche questa stagione è stata una figata.

Extras: due premi per essere arrivati fino in fondo al pezzo. Ecco un tumblr con illustrazioni molto belle, ispirate a scene di Girls (a cura di Nina Cosford); e un altro tumblr di sole foto di Shoshanna ai giochi olimpici invernali di Sochi 2014 (proprio così) – siamo tutti d’accordo che Shosh abbia la migliore faccia possibile, sì?

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