Chi sostituirà David Letterman? (non un altro Jimmy, per favore)

David Letterman e Bill Murray, ospite della prima puntata del "Late Night" (1982)

David Letterman e Bill Murray, ospite della prima puntata del “Late Night” (1982)

Durante la puntata dello scorso giovedì 3 aprile David Letterman ha annunciato di volersi ritirare nel 2015 dalla conduzione del Late Show With David Letterman, in prossimità della scadenza del suo contratto con la CBS. Letterman, 67 anni, è colui che ha reinventato il genere del late-night show, dopo che Johnny Carson lo aveva elevato a genere d’intrattenimento per eccellenza della tv americana; la decisione di ritirarsi giunge al termine di una carriera lunga oltre trent’anni spesi tra NBC e CBS (è il conduttore di late-night più longevo di sempre), e segue di pochi mesi quella del rivale/amico di una vita, Jay Leno.

Sono molti i nomi che si fanno per la successione alla poltrona di Letterman, probabilmente il posto di lavoro più ambito nel mondo dello spettacolo in questo momento. Praticamente tutti i media – americani e non solo – hanno compilato la loro lista di favoriti per il ruolo, e su Twitter in migliaia hanno detto la loro all’hashtag #LettermanReplacements.
C’è un nome, tuttavia, sul quale molti stanno scommettendo (letteralmente: è quotato 5/2): è quello di Stephen Colbert. Il conduttore del Colbert Report è l’uomo su cui avrebbe deciso di puntare la CBS, secondo i rumors che girano in questi giorni e secondo anche fonti vicine al network, come racconta Mashable. Colbert conduce dal 2005 il Colbert Report, un late show che va in onda sulla tv via cavo Comedy Central subito dopo il Daily Show di Jon Stewart.

Questo è Stephen Colbert

Questo è Stephen Colbert

Nel Report Colbert interpreta una versione fittizia di se stesso, un commentatore politico super-conservatore, razzista e tremendamente ottuso (un po’ sul modello di Bill O’Reilly, commentatore politico di destra su Fox). Nel corso degli anni il conduttore si è creato, assieme a Jon Stewart, un seguito enorme soprattutto presso il pubblico liberal e più giovane, ai limiti del culto (lui la chiama la Colbert nation); il suo programma è in effetti particolarmente divertente e acuto, e si distingue notevolmente dai principali late show, più tradizionali e dall’umorismo per famiglie. Lo stesso Colbert ha grandi doti comiche e sceniche: nel suo show fa una satira pungente sulla politica, società e sui media americani, sempre attraverso la doppiezza del proprio personaggio conservatore, che gli permette di suscitare le risate del pubblico grazie a un meccanismo comico solo in apparenza semplice, ma in realtà molto sofisticato (su Colbert, Stewart, il concetto di “truthiness” e l’importanza dei due comici nel discorso politico americano c’è un bell’articolo di Marilisa Palumbo uscito per Studio un paio di anni fa).
Un’altro indizio che farebbe pensare a Colbert come successore di Letterman è il fatto che anche il contratto di Colbert andrà in scadenza proprio nel 2015, come voluto – pare – dallo stesso Colbert per non precludersi la possibilità di raccogliere l’eredità del Late Show. Inoltre Colbert ha un seguito molto forte presso la fascia di pubblico che va dai 18 ai 49 anni, che è il profilo demografico che interessa di più agli inserzionisti (e non è poco).
Tra gli altri nomi in lizza va forte anche quello dell’attore Neil Patrick Harris, il Barney di How I Met Your Mother, molto apprezzato anche come conduttore di alcune serate di premiazione dei Tony e degli Emmy Awards. Secondo alcuni commentatori, l’eventuale scelta di Harris darebbe allo show un’impronta più prossima al varietà (attraverso gag musicali, di ballo, o sketch comici) e meno orientata verso lo stand-up, il monologo o la satira, esattamente come sta facendo Jimmy Fallon con il Tonight Show (NBC) rispetto alla gestione precedente di Leno.

In questi giorni in cui si parla della corsa alla successione di Letterman, molti (vedi tweet sopra) hanno però messo in luce un problema esistente nel mondo dei talk show e dei loro conduttori: la sottorappresentazione delle donne e delle persone di colore. È un dato di fatto che in decenni di storia della tv americana, la schiacciante maggioranza dei conduttori di late night siano stati uomini bianchi di mezz’età. Nel proprio blog sul sito del Washington Post, Alexandra Petri si chiede sarcasticamente:

Chi, storicamente, ha condotto più talk show serali sui principali network? Donne e persone di colore, o maschi bianchi di nome Jimmy? Esatto: maschi bianchi di nome Jimmy. Ci deve essere qualcosa a proposito di questo nome che ti rende oggettivamente una persona migliore

La televisione è un medium dominato da una élite di uomini eterosessuali bianchi, e ultimamente da più parti si sta mettendo in discussione lo status quo, sottolineando la necessità di un riequilibrio nella rappresentazione di donne e di minoranze; del resto obiezioni molto simili sono state avanzate in tempi recenti per quando riguarda il mondo del dramma televisivo – le grandi serie HBO, per intenderci – e a proposito della composizione del cast del Saturday Night Live. D’altronde siamo in un periodo in cui ci sono tante donne divertenti in giro, tra tv e cinema: non è un caso che, come outsider per la poltrona di Letterman, i media USA facciano i nomi di Amy Poehler (Parks & Recreation), Tina Fey (ex star del SNL e di 30 Rock), della stand-up comedian Tig Notaro e soprattutto di Ellen DeGeneres e Chelsea Handler (che ha appena lasciato il proprio talk show a E!).

Il late-night show è qualcosa di più di un semplice genere televisivo. Per gli americani – e oggi, grazie a Youtube, al P2P o alle repliche all’estero, in minima parte anche per i non americani – è allo stesso tempo un rito, un’istituzione e un momento decisivo nella creazione sia di cultura pop che di discorso politico. Con l’addio di Letterman, colui che ha contribuito maggiormente a definire i canoni del genere negli ultimi trent’anni, scoppierà una piccola rivoluzione nello slot 11.30pm-12.30am che probabilmente influirà anche sulle scelte degli altri network; sono in tanti a sperare in un gesto coraggioso da parte della CBS, che contribuirebbe a rivitalizzare un prodotto da qualche tempo un po’ troppo uguale a se stesso, e chissà che questa non possa essere la volta buona.

Il monologo di Louis C.K. al Saturday Night Live

Louis C.K. on gender equality

Sabato 29 marzo Louis C.K. era al Saturday Night Live, il programma di comicità dal vivo della NBC, nelle vesti di host: la puntata è stata una delle migliori di questa stagione (abbastanza fiacca) del SNL, grazie anche alla presenza di Louis C.K. in molti sketch e, soprattutto, grazie ai nove minuti di monologo iniziale del comico.
Da qualche anno a questa parte la comicità di Louis C.K. è il meglio che c’è in giro, in un’epoca orfana dei vari George Carlin e Bill Hicks, e il monologo di sabato scorso è sicuramente tra le cose migliori scritte da Louie di recente.
(ecco i 9 minuti integrali del monologo, in inglese; qui i ragazzi di The Comedy Bay hanno preparato i sottotitoli in italiano da applicare al video – fear not, spiegano come farlo)

 

Il prossimo 5 maggio torna in onda su FX “Louie”, la serie creata e interpretata da Louis C.K., tra le comedy più innovative e originali (e, manco a dirlo, divertenti) degli ultimi anni; proprio sabato scorso è stato rilasciato il primo video promozionale della quarta stagione.